giovedì 17 luglio 2014

Abbadie

Addio a Julio Cesar Abbadie, il primo mito di Fabrizio De André


"...E la domenica allo stadio. Quando il Genoa giocava in trasferta, nei cinema a vedere film d’avventura.

"Verso i dodici anni ero una tremenda testa di cazzo, un ribelle davvero".

Prende a sassate un pedofilo, riesce a dire di no a un prete che prova a toccarlo, viene bocciato in seconda media, prende a fucilate col fucile a pallini avuto per una promozione il presidente della Federcaccia, litiga col fratello (quello sempre, ogni letterina bambina che sta a Siena si chiude con la promessa di non litigare più con Mauro), a 14 anni conosce il poeta Remo Borzini, a 16 il padre gli porta il primo 78 giri di Brassens e contemporaneamente scopre un altro cantore per far felici le povere folle: Julio Cesar Abbadie:

"In quel periodo il Genoa acquistò un genio del football nella persona di Giulio Cesar Abbadie, un uruguagio magnetico e tenebroso capace di portare la palla in porta partendo da metà campo in un dribbling stretto e sbilanciato con la palla sempre incollata ai piedi e a una velocità progressiva che aveva del miracoloso. Purtroppo anche lui dopo un paio di stagioni se ne tornò in Uruguay, denunciando delle strane forme di pleurite, ma i soliti informati giurano che furono vicende sentimental-familiari ad obbligarli al rimpatrio".
Dai diari di Fabrizio De André

Abbadie è stato il primo vero compiuto innamoramento calcistico di Fabrizio De André dopo quello naturale di Verdeal. Di Abbadie Fabrizio ne parlerà sempre. Prima di tornarsene in Uruguay, dove batterà il Real Madrid vincendo la Coppa Intercontinentale, Julio Cesar Abbadie andrà a Lecco. Ricordatevelo anche questo: Abbadie lascerà il Genoa per il Lecco. Nel 1960. Gli anni Cinquanta sono stati anni di serie A. È stato il decennio, dopo la guerra, in cui il Genoa è stato più stagioni in serie A, sette campionati ininterrottamente fra il 1953-54 e il 1959-60. Gli anni Cinquanta sono stati il 1954 quando Fabrizio De André si rifiuta di iscriversi al liceo che si chiama Doria, s’innamora di Anna la puttana pelosa, si mette il montgomery bianco e la sciarpa rossoblù al tempio, mentre una volta lo beccano a far l’amore in chiesa. Nel 1959 conosce il poeta Mannarini. È il Genoa dell’adolescenza di Fabrizio, anima in pena in terra e mare, che impara a lottare per la salvezza. Anima salva per questo. Siamo vicini al boom dei Sessanta: la Ballata del Michè. Nel 1962 Fabrizio De André si sposa con Enrica Rignon, la sua Puny, troppo presto per non lasciarsi un giorno, e diventa padre a dicembre di quell’anno. Nel 1962 Fabrizio De André marito e padre diventa consapevole di una cosa: il calcio è arte. Lo scrive. A Genova arriva Gigi Meroni... E questa è un'altra storia. Un altro amore."

(Dal "Grifone fragile")


Nessun commento:

Posta un commento