Il Grifone fragile - Fabrizio De André: storia di un tifoso del Genoa
(Limina, pp. 171, euro 16.90) è il nuovo libro di Tonino Cagnucci. Non è
solo un libro. È un esperimento difficile. Cercare l’uomo nel mito. Il
De Andrè tifoso del Genoa nel De Andrè poeta. Un atto blasfemo,
dissacrante, quasi di lesa maestà. Tre caratteristiche, che subito fanno
amare questa ricerca letteraria. Il tifoso De Andrè è l’amico fragile
del De Andrè poeta. Nel tifoso c’è il lamento disperato di una passione
incontrata da ragazzo che porterà però sempre con sé. Ovunque. Quasi a
voler conservare un punto di contatto con la terra,lui che era solito
alzarsi in volo per raccontare gli eterni inganni del mondo nei suoi
testi. Il contraltare laico che lo faceva sentire agganciato a qualcosa
di umano.
Dori Ghezzi, in una intervista che l’autore riporta nel
libro, dirà che era tifosissimo. Anche in Sardegna, durante il
sequestro, una delle sue poche richieste ai rapitori era: «cos’ha fatto
il Genoa?». Vedevano le partite insieme con Dori. Non se ne perdeva una.
Scriveva i nomi delle formazioni sul diario e Tonino Cagnucci è andato a
cercare quei preziosi materiali a Siena, in un archivio. Pagine
incredibili, che hanno il sapore delle ricerche di Guglielmo di
Baskerville ne Il nome della rosa. In quel caso, l’obiettivo era di
riportare alla luce, e far conoscere, i libri di Aristotele. Per
mostrare il lato leggero della vita, a una società medioevale e bigotta,
un po’ come la nostra, che non appena stabilisce la sacralità di un
luogo, o di un autore, subito si preoccupa di non farlo contaminare da
ciò che è ritenuto profano per vocazione.
De Andrè un tifoso? Ma
ti pare? Sembra che tutti i suoi colleghi, abbiano detto questo
all’autore, quando comunicava loro l’idea del libro. Di diverso avviso
sono stati la compagna e gli amici di Fabrizio De Andrè: Baccini,
Villaggio e molti altri. Ognuno di loro ha raccontato con piacere del De
Andrè tifoso. Il Grifone fragile è una sorta di «Bocca di rosa», che
prova a tenere insieme l’amore sacro e l’amor profano, restituendo al
lettore un profilo poco noto del famosissimo «bombarolo» di Genova.
Cagnucci
è recidivo. Ha già scritto altri due libri, sempre attinenti al calcio e
ai calciatori ed è un giornalista sportivo de «Il romanista». Stavolta
però gli è andata male. Non solo perchè parlando di Genoa e non di Roma
si è trovato a parlare della prima società di calcio italiana, come
sempre amava sottolineare il tifosissimo Fabrizio, e non tanto perchè ha
raccontato uno dei più grandi poeti e musicisti contemporanei, ma
proprio perchè questa ricerca dell’uomo dietro l’altare sacro del poeta,
lo ha portato a scrivere, per una sorta di magia al contrario, pagine
di vera e propria poesia. Intendendo per poesia, il racconto di qualcosa
che non consideriamo consueto.
Articolo di Carmelo Albanese per Il Manifesto