sabato 21 settembre 2013

L’amor profano di chi volava in alto nel cielo

Il Grifone fragile - Fabrizio De André: storia di un tifoso del Genoa (Limina, pp. 171, euro 16.90) è il nuovo libro di Tonino Cagnucci. Non è solo un libro. È un esperimento difficile. Cercare l’uomo nel mito. Il De Andrè tifoso del Genoa nel De Andrè poeta. Un atto blasfemo, dissacrante, quasi di lesa maestà. Tre caratteristiche, che subito fanno amare questa ricerca letteraria. Il tifoso De Andrè è l’amico fragile del De Andrè poeta. Nel tifoso c’è il lamento disperato di una passione incontrata da ragazzo che porterà però sempre con sé. Ovunque. Quasi a voler conservare un punto di contatto con la terra,lui che era solito alzarsi in volo per raccontare gli eterni inganni del mondo nei suoi testi. Il contraltare laico che lo faceva sentire agganciato a qualcosa di umano.

Dori Ghezzi, in una intervista che l’autore riporta nel libro, dirà che era tifosissimo. Anche in Sardegna, durante il sequestro, una delle sue poche richieste ai rapitori era: «cos’ha fatto il Genoa?». Vedevano le partite insieme con Dori. Non se ne perdeva una. Scriveva i nomi delle formazioni sul diario e Tonino Cagnucci è andato a cercare quei preziosi materiali a Siena, in un archivio. Pagine incredibili, che hanno il sapore delle ricerche di Guglielmo di Baskerville ne Il nome della rosa. In quel caso, l’obiettivo era di riportare alla luce, e far conoscere, i libri di Aristotele. Per mostrare il lato leggero della vita, a una società medioevale e bigotta, un po’ come la nostra, che non appena stabilisce la sacralità di un luogo, o di un autore, subito si preoccupa di non farlo contaminare da ciò che è ritenuto profano per vocazione.

De Andrè un tifoso? Ma ti pare? Sembra che tutti i suoi colleghi, abbiano detto questo all’autore, quando comunicava loro l’idea del libro. Di diverso avviso sono stati la compagna e gli amici di Fabrizio De Andrè: Baccini, Villaggio e molti altri. Ognuno di loro ha raccontato con piacere del De Andrè tifoso. Il Grifone fragile è una sorta di «Bocca di rosa», che prova a tenere insieme l’amore sacro e l’amor profano, restituendo al lettore un profilo poco noto del famosissimo «bombarolo» di Genova.

Cagnucci è recidivo. Ha già scritto altri due libri, sempre attinenti al calcio e ai calciatori ed è un giornalista sportivo de «Il romanista». Stavolta però gli è andata male. Non solo perchè parlando di Genoa e non di Roma si è trovato a parlare della prima società di calcio italiana, come sempre amava sottolineare il tifosissimo Fabrizio, e non tanto perchè ha raccontato uno dei più grandi poeti e musicisti contemporanei, ma proprio perchè questa ricerca dell’uomo dietro l’altare sacro del poeta, lo ha portato a scrivere, per una sorta di magia al contrario, pagine di vera e propria poesia. Intendendo per poesia, il racconto di qualcosa che non consideriamo consueto.


Articolo di Carmelo Albanese per Il Manifesto

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