venerdì 24 maggio 2013

Il Grifone Fragile: Fabrizio De Andrè secondo Cagnucci


Vi immaginate Tonino Cagnucci, caporedattore del Romanista e una delle firme romaniste più amate, che scrive di Ramon Turone senza citare il gol annullato? E' mai possibile? Il miracolo sta nelle pagine de "Il Grifone fragile – Fabrizio De André storia di un tifoso del Genoa", un libro edito da Limina da pochi giorni nelle librerie italiane.

Il miracolo sta dentro quelle pagine. Sono letteratura, non solo, sono letteratura di calcio, fra calcio e musica. E' quello che più ama fare Cagnucci convinto com'è che il calcio sia l'ultima forma di arte possibile. Le carte le scopre subito: "Ma come De André tifoso?". E' il gusto di rispondere a questo odioso stupore. Come se la cultura non fosse stare con gli occhi aperti in mezzo al mondo. Come se il calcio, un manufatto dell'umanità fatto coi piedi, non fosse arte. Come se non fossero esistiti Meroni, Cantona, Le Tissier, Maiellaro, Garrincha, Vendrame. (...)Il pallone sta dalla parte della vita. De André come nessun altro è stato da questa parte. Fa scalpore la sproporzione fra quanto scritto sul suo cuore, alla ricerca del suo cuore, e il suo cuore semplicemente rossoblu". 

Fa scalpore quello che Cagnucci è riuscito a raccontare di Faber genoano. E' un libro che segue una cronologia impossibile, dalla nascita al giorno della morte di De André e oltre. C'è la letterina di Bicio che scrive a Gesù Bambino per Natale quando aveva nemmeno 8 anni chiedendogli un aereo, la macchina, la nave e la divisa da giocatore del Genoa. C'è il racconto fatto direttamente da De André della sua prima volta a Marassi quando istintivamente scelse il Genoa che aveva appena perso contro il grande Torino, scegliendo da quel momento di stare sempre dalla parte degli ultimi, dei perdenti, dei senza storia di questo mondo. Scegliendo di percorrere sempre la Via del Campo. 

Ci sono i suoi "apprezzamenti" giovanili sulla Sampdoria ("Più che ad una fusione con la Samp sarei favorevole ad una sua eliminazione!"), c'è il racconto forse più bello di tutto il libro degli Anni 70, degli inizi degli Anni 70, quando il Genoa precipita in serie C e Faber lo segue per cielo, per terra e per mare, fino al Giugno '73 quando il Grifone, mai scosì fragile, torna in serie A. E poi via da Genova e dal Genoa, per la Sardegna dove un giorno Fabrizio De André verrà sequestrato insieme a Dori Ghezzi e lì c'è la testimonianza più grande della genoanità di Faber. La racconta a Cagnucci proprio Dori Ghezzi: "Fabrizio chiedeva ai sequestratori che ha fatto il Genoa, era una delle poche soddisfazioni che c'erano concesse". E poi via, via dall'Hotel Supramonte, attraverso Creuza de ma e altri luoghi ed episodi da leggere o da vedere, perché la cosa che colpisce subito del "Grifone fragile" è l'inserto fotografico: immagini inedite ed esclusive delle agende segrete di De André conservate nell'università di Siena, appunti di calcio, mille formazioni del Genoa, campagne acquisti, classifiche, giocatori in diffida e giocatori da celebrare, un tesoro per chiunque sia malato di calcio e di Faber, per chi sia "malato di cuore". La fine parla della fine e stupisce ... "Fabrizio De André ha fatto letteralmente precipitare il Paradiso in un primo piano di una puttana che starà sempre a Via del Campo con gli occhi color di foglia perché sono quelli che sanno guardare meglio la vita, sono quelli che ti guardano fisso quando cadi, quelli che non si chiudono davanti alle miserie, ai bisogni, alle disperazioni, alle speranze, ai figli mai nati...". 

E finisce proprio con un gol di Foglia prima che De André raggiunga finalmente la Stella sognata da sempre da tutti i genoani.

Articolo di Francesca Ceci

 

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