Troppo spesso il calcio viene considerato uno sport legato ad ambienti non propriamente definiti intellettuali. Grazie a Tonino Cagnucci e al suo libro “Il Grifone Fragile – Fabrizio De Andrè: storia di un tifoso del Genoa” si può finalmente sdoganare questo pregiudizio.
“Il tifo è una sorta di fede laica… nasce da un bisogno forse infantile ma pur sempre umano…”
In pochi potevano immaginare che questa frase appartenesse ad un
poeta sensibile come Fabrizio De Andrè che raccoglieva in “un’agenda
color beige” tutti i suoi pensieri, i ritagli e i disegni non
semplicemente sul calcio, ma sul Genoa. Il suo Genoa.
“Prima e dopo, sotto e sopra, il Genoa. Il Genoa tra Curcio e
Sofri, fra Aosta e Palermo, fra una canzone di De Andrè e un’altra di De
Andrè. Il Genoa e soprattutto le sue formazioni”
Scoprire questo lato di Faber – soprannome datogli da Paolo Villaggio
– fa capire che la poesia del calcio e del tifo può elevarsi grazie ai
propri interpreti. La sua passione per i personaggi contraddittori e
liberi, che tante volte ha cantato, lo portava, anche nel calcio, a
preferire quei giocatori controcorrente come Meroni e Zigoni.
“Ho una certa reticenza nell’identificarmi con chi vince”
L’autore ricostruisce la passione per il Genoa grazie ai diari di De
Andrè, custoditi nell’omonima Fondazione, e intervistando le persone che
hanno vissuto direttamente o indirettamente il cantautore genoano.
Cagnucci maneggia con sapienza la letteratura e rende, un libro di
carattere sportivo, un saggio di cultura letteraria senza precedenti. I
richiami letterari, da Pasolini a Shakespeare, testimoniano che si può
parlare di calcio senza essere necessariamente dei minus habens.
“Non ci hanno nemmeno permesso di sentire la radio, tranne un
paio di domeniche per distrarci con il campionato di calcio: ricordo di
aver sentiti la radiocronaca di due vittorie del Milan e soprattutto di
una netta sconfitta del mio Genoa, il tre a zero a Terni. E quella è
stata una domenica ancora più tremenda per me…”
Parole di un’intervista rilasciata da De Andrè dopo il rapimento di
cui fu vittima assieme alla moglie Dori Ghezzi in Sardegna. L’anonima
sequestri sarda li tenne segregati per quattro mesi. Durante la
prigionia Fabrizio chiedeva spesso del Genoa, era l’unico svago che gli
era concesso.
“Tutta la mia musica e i miei sentimenti rifuggono dagli inni. Le
mie sono marce e ballate, non cose patriottiche o campanilistiche. Per
il Genoa, semmai, potrei comporre una canzone d’amore”
“Creuza de ma”, però, l’hanno scelta i genoani e la cantano
ancora come fosse il loro inno, mentre De Andrè riposa con accanto la
sciarpa del Genoa.
Articolo di Fabiola Rieti per Sport Story
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