domenica 30 giugno 2013

“You’re red and blue”: l’amore di Fabrizio De Andrè per il Grifone




Chi guarda Genova sappia che Genova si vede solo dal mare” canta Ivano Fossati, prefatore del volume dedicato all’amore di Fabrizio de Andrè per il Genoa. E chi meglio di colui che ha narrato la storia del Mare di Roma (Daniele De Rossi), il vicedirettore de Il Romanista, Tonino Cagnucci, poteva accingersi a realizzare una fatica letteraria che soprattutto è un atto d’amore. Un atto d’amore di un romanista per un intellettuale amante del pallone e della prima squadra italiana di calcio. Loro sì, il calcio l’hanno portato veramente e non in una città, ma in un paese intero.

Faber è genoano prima di nascere e lo sarà fino a morire facendosi cremare con la sciarpa rossoblu, lui che scelse di diventarlo il giorno nel quale il Genoa perse contro il grande Torino nel 1947, andando contro il padre ed il fratello granata, una scelta contro, di un uomo che già a sette anni sapeva stare solo dalla parte dei deboli, in direzione ostinata e contraria. Una passione, quella per il calcio in generale e per il Genoa in particolare, rimasta sempre sullo sfondo delle biografie uscite in questi ultimi anni ma che Cagnucci ha il merito di scandagliare in profondità giovandosi delle agende personali del cantautore genovese conservate nel centro studi a lui dedicato dall’Università di Siena, e che nascondono un De Andrè diverso. In quelle pagine si nascondono le stesure originali del disco “Le Nuvole” assieme a schizzi di formazione, a calcoli, a tabelle salvezza, a note davvero illuminanti che sembrano scritte da un direttore sportivo e restituiscono l’immagine di un tifoso talmente acceso che si rifiutò sempre di scrivere una canzone che lontanamente parlasse del Genoa. La canzone per una squadra avrebbe rischiato di trasformarsi in un inno patriottico o campanilistico, due aggettivi dai quali Fabrizio rifuggiva. 

Il libro è sorprendente come la biografia stessa di De Andrè spesso descritto, in vita come un musone, misantropo interessato solamente a se stesso e alla musica e invece, lo si è scoperto una delle persone più attente al valore dell’amicizia. E ci sono amicizie e presenze sorprendenti che aiutano a declinare la passione tutta deandreiana per il Grifone genoano: don Andrea Gallo, Riva, Turone (proprio lui, quello “dergodeturoneerabbono”), Venditti, Zigoni, e financo Villaggio e i New Trolls nonostante fossero doriani. Un amore senza tentennamenti, profondo, vero, cieco come il vero amore deve essere, quello che gli fa dire alla fine del suo primo matrimonio, “è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati” (Giugno 73, non è solo la fine di un amore ed il titolo di una canzone ma è l’anno della promozione in serie A del Genoa). Un amore che resiste a tutto perfino alla prigionia. Ospite costretto nello scomodo Hotel Supramonte, assieme alla moglie Dori, vengono sequestrati per mesi dall’Anonima sarda per quattro mesi, nel 1979. Ai banditi che lo chiamavano Signore e che lui perdonerà aveva una sola, pressante richiesta, fargli sapere i risultati del Genoa. Non la fame, non il freddo ma la voglia di non tagliare del tutto il cordone ombelicale con la “signora libertà”. La crudele ironia volle che una delle partite ascoltate alla radio, per concessione dei banditi, fosse una partita che il Genoa perse tre a zero contro la Ternana, giocata nello stadio del capoluogo umbro che si chiama Liberati. Ma quando vennero liberati veramente il Grifone gli regalò una vittoria sofferta contro il Taranto, segno evidente e manifesto della fine dell’incubo. Proprio la prigionia fu l’epifania del sentimento genoano, l’amore per il Grifone si manifestò nel momento peggiore della vita di Faber ma fu, probabilmente, l’ancora di salvataggio per poter resistere. Il Genoa lo aveva accompagnato sin dalla nascita anzi prima, “io sono genoano da prima di nascere”, era stato la colonna sonora dei momenti felici e bui della sua vita tanto da far dichiarare a Dori Ghezzi che il Genoa “l’amava Fabrizio quindi l’amo anch’io”.    

Articolo di Andrea Argenio per L'uninformato.it

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